NEWS ISTITUZIONALI
PSR Marche 2014-2020. Misura 16.7. Approvato l’elenco regionale dei facilitatori dello sviluppo locale.
Con Decreto del Dirigente del Servizio Politiche Agroalimentari n.198 del 26.5.2017 è stato approvato l’elenco regionale dei facilitatori dello sviluppo locale.
I professionisti iscritti in questo elenco hanno frequentato uno specifico corso di formazione di 100 ore grazie al quale hanno acquisito le competenze necessarie ad attuare le attività previste dalla Sottomisura 16.7 “Sostegno per strategie di sviluppo locale di tipo non partecipativo” del PSR Marche 2014‐ 2020 che finanzia le spese collegate alla costituzione e gestione di associazioni di partner pubblici e privati per la creazione di Progetti Integrati di sviluppo Locale (PIL) di tipo partecipativo diversi dallo sviluppo locale Leader.
Si fa presente che, per l'attuazione della Misura 19.2.16.7 del PSL del GAL "Colli Esini San Vicino" i Comuni Capofila dei Progetti Integrati Locali (PIL) possono avvalersi della figura del facilitatore dello sviluppo locale scegliendolo tra gli iscritti al suddetto albo regionale. In questo caso saranno ammesse a finanziamento le spese del facilitatore nella misura massima di € 12.000,00 (comprensivi di IVA e di ogni altro onere di legge) per ogni PIL e per ogni anno, per un massimo di 5 anni. Con apposito bando saranno disciplinate le modalità di presentazione della "domanda di aiuto".
PSR Marche 2014-2020. Misura 16.7. Approvato l’elenco regionale dei facilitatori dello sviluppo locale.
Con Decreto del Dirigente del Servizio Politiche Agroalimentari n.198 del 26.5.2017 è stato approvato l’elenco regionale dei facilitatori dello sviluppo locale.
I professionisti iscritti in questo elenco hanno frequentato uno specifico corso di formazione di 100 ore grazie al quale hanno acquisito le competenze necessarie ad attuare le attività previste dalla Sottomisura 16.7 “Sostegno per strategie di sviluppo locale di tipo non partecipativo” del PSR Marche 2014‐ 2020 che finanzia le spese collegate alla costituzione e gestione di associazioni di partner pubblici e privati per la creazione di Progetti Integrati di sviluppo Locale (PIL) di tipo partecipativo diversi dallo sviluppo locale Leader.
Si fa presente che, per l'attuazione della Misura 19.2.16.7 del PSL del GAL Colli Esini San Vicino i Comuni Capofila dei Progetti Integrati Locali (PIL) possono avvalersi della figura del facilitatore dello sviluppo locale scegliendolo tra gli iscritti al suddetto albo regionale. In questo caso saranno ammesse a finanziamento le spese del facilitatore nella misura massima di € 12.000,00 (comprensivi di IVA e di ogni altro onere di legge) per ogni PIL e per ogni anno, per un massimo di 5 anni. Con apposito bando saranno disciplinate le modalità di presentazione della "domanda di aiuto".
Il GAL informa che giovedì 25 maggio, festa del Santo Patrono di Apiro Sant'Urbano, gli Uffici saranno chiusi.
Il GAL informa che giovedì 25 maggio, festa del Santo Patrono di Apiro Sant'Urbano, gli Uffici saranno chiusi.
- Tabella 1 - Le principali misure a supporto dei progetti collettivi agro-ambientali
L'architettura verde della PAC 2014-2020 si basa su tre elementi principali: lo sviluppo rurale, il pagamento ecologico (greening) e la condizionalità. Sebbene con meccanismi di policy diversi, l'obiettivo principale di questi strumenti è quello di incrementare la produzione di beni pubblici di carattere agro-ambientale. La Commissione europea nel Reg. (UE) n. 1305/2013, dedicato allo sviluppo rurale, sottolinea l'importanza degli approcci cooperativi e partenariali anche in materia ambientale, rendendo disponibili una serie di strumenti che mirano ad incentivare la diffusione di buone prassi nella gestione delle risorse naturali a livello territoriale. Infatti, numerosi studi hanno evidenziato come uno dei principali limiti che, in passato, hanno caratterizzato gli interventi della PAC in materia agro-ambientale, sia stato quello di indirizzare il supporto alle singole aziende, non tenendo conto in maniera adeguata della dimensione territoriale delle risorse che s'intendevano valorizzare. È sempre più evidente, infatti, come, in molti casi, le misure agro-ambientali siano risultate inefficaci, non tanto a causa della loro applicazione, ma piuttosto per la loro stessa filosofia di intervento, basata su un rapporto contrattuale tra l'amministrazione ed il singolo beneficiario. La conservazione della biodiversità, la valorizzazione del paesaggio rurale, la gestione sostenibile delle risorse idriche e la mitigazione dei cambiamenti climatici, in molti casi, sono obiettivi raggiungibili solamente promuovendo un'azione coordinata tra gli agricoltori e gli altri gestori del territorio che operano in una stessa area. I vantaggi derivanti da un approccio collettivo nella gestione degli schemi agro-ambientali sono ampiamente documentati, e riguardano non solo l'efficacia degli interventi, ma soprattutto la capacità di stimolare una serie di innovazioni tecniche, organizzative e sociali che permettono di costruire nuove reti di conoscenza. Il Regolamento dedicato allo sviluppo rurale oltre a porre al centro la questione agro-climatico ambientale come obiettivo trasversale, rimanda a specifiche misure per l'accesso collettivo e, consapevole di alcune criticità di tipo organizzativo e gestionale, riconosce i maggiori costi di transazione per i progetti cooperativi e un supporto specifico per attività di animazione e creazioni di reti a livello territoriale.
Quali sono i principali vantaggi di un progetto collettivo agro-climatico-ambientale?
- -Efficacia e partecipazione: potenzialmente questo approccio può migliorare non solo l'efficacia delle misure, favorendo il raggiungimento di obiettivi ambientali su scala territoriale, ma può anche favorire una maggiore partecipazione dei beneficiari nella definizione degli interventi e stimolare con maggiore facilità sinergie tra le politiche ed i sistemi di certificazione ambientale o di prodotto.
- -Impatto maggiore sul territorio: gli agricoltori che intendono avvalersi di un approccio collettivo potranno ricavare un duplice beneficio: da un lato le pratiche agronomiche sostenibili saranno sviluppate nell'ambito di un territorio più vasto di quanto non sarebbe se agissero come singoli, e dall'altro potranno produrre beni pubblici ambientali con un impatto maggiore poiché altri agricoltori a loro prossimi manterranno il medesimo comportamento (OECD, 2013).
- -Vantaggi di scopo, economie di scala e innovazione: ad agire in questo contesto aggregato insieme agli agricoltori, che portano il proprio lavoro (parte produttiva), troviamo altri due attori principali: i soggetti non-agricoli che partecipano alle azioni con la propria esperienza (know how) e le amministrazioni regionali che propongono misure ad hoc e finanziamenti. Oltre a vantaggi di scopo, l'approccio collettivo può produrre economie di scala, ovvero un contenimento dei costi di implementazione di pratiche agricole specifiche o particolarmente complesse. Inoltre, la condivisione di conoscenze e di informazioni favorirà la possibilità di innovare.
Quali sono le misure che prevedono l'accesso anche tramite modalità partecipata (approccio collettivo)?
Si farà riferimento a quelle misure che mostrano un legame molto stretto con la tematica agro-ambientale:
- -misura 4 (4.4 investimenti non produttivi)
- -misura 10 (agro-climatico-ambientale)
- -misura 11 (agricoltura biologica)
- -misura 16 (cooperazione).
La figura 1 mostra i livelli di spesa pubblica totale per le misure considerate (M4, M10, M11 e M16) in termini percentuali rispetto alle risorse complessive dei PSR
- Fonte: elaborazioni CREA su dati PSR 2014-2020 regioni italiane.
La tabella 2, invece, mostra il livello delle risorse finanziarie FEASR per le misure considerate congiuntamente, per regione e per le priorità 4 e 5. Le misure sono state aggregate e valutate come se fossero un'unica entità, una sorta di macro-misura. Considerando le risorse finanziarie destinate a questa macro-misura sul totale di priorità si propone, pertanto, una proxy della propensione regionale verso l'approccio collettivo. Il ricorso a questo tipo di riflessione deriva dal fatto che i Piani finanziari presentati nei Programmi non permettono di isolare la spesa che le regioni hanno ipotizzato di destinare ai progetti collettivi (né ambientali, né per tipologie diverse) . Secondo questo ragionamento, quanto maggiore risulta la quota della spesa della macro-misura sul totale , tanto più probabile sarà l'eventualità che progetti collettivi, sostenibili attraverso le suddette misure, possano attivarsi. Si ottiene così una classifica dell'intensità finanziaria che cambia in base alla priorità considerata. I dati mostrano, da un lato, una certa continuità con la precedente programmazione, dall'altro lasciano intravedere potenziali sviluppi per l'approccio collettivo anche per alcune regioni che in passato non avevano sostenuto strumenti di rete e cooperazione.
(Fonte: elaborazioni CREA su dati PSR 2014-2020 regioni italiane)
Per maggiori approfondimenti si rimanda alla pubblicazione "I Progetti Agro-Ambientali collettivi nella Politica di Sviluppo Rurale 2014-2020" (Rete Rurale Nazionale): http://www.reterurale.it
Federica Cisilino
Francesco Vanni
CREA Centro Politiche e Bioeconomia
Fonte: PianetaPSR numero 59 marzo 2017